Le esperienze traumatiche una volta erano considerate eventi rari, mentre ora sappiamo che accadono a milioni di essere umani ogni anno, ogni giorno.
Questo libro vuole essere una testimonianza di questo arcipelago, attraversando parti più teoriche e altre più pratiche, affrontando temi come il trauma, l'abuso, la trattabilità terapeutica, l'arteterapia durante la pandemia e le possibilità legate all'on-line.
Questo volume è un contenitore capiente di interrogativi, ipotesi, incontri, sinergie e avvenimenti legati ad una trasformazione possibile che oggi di può raccontare.
"Faccio lo psicologo da più di 40 anni. Negli ultimi 20 mi sono occupato esplicitamente di traumi ed abusi all’infanzia. Nei precedenti 20 me ne sono occupato da sordo e cieco.
Primo Levi ricordava quanto previsto dai nazisti: ”Non vi crederanno.” Perché l’abuso è impensabile, indicibile, inconcepibile. Le vittime tacciono, confuse, travolte dall’incontrollabilità della propria vita, pensandosi colpevoli. E chi non vuole vedere, ascoltare, intervenire può tranquillamente continuare la propria vita, serenamente.
Fino a quando si inciampa in uno sguardo, in due parole scappate per sbaglio, in una collega che ha ascoltato, in un film, un libro, un amico, un parente… e il mondo esplode. Si “acquista” involontariamente una vista, un ascolto che si erano inconsciamente evitati per anni. E si vede.
Ci si può preparare, si può leggere, si possono studiare decine di libri, ma l’impatto resta devastante. E’ come, improvvisamente, ri-conoscere gli effetti di un terremoto da sempre negato. Si è travolti come da uno tsunami. Impossibile aggrapparsi a qualcosa. E ci si ritrova naufraghi, in un mondo altro. Come il protagonista del film “Il sesto senso” si vedono tragedie, sofferenze, ferite che gli altri non immaginano ed anzi evitano. Ed è dolorosissimo incrociare gli sguardi di chi si riconosce per la prima volta ri-conosciuto. Fa male. Fa male come pulire una ferita nella carne viva. E serve delicatezza. Delicatezza e fermezza.
Uno dei miei libri preferiti si intitola “Dove gli angeli esitano”. E’ scritto da Gregory Bateson ed esprime la necessità di esitare, a livello intra- ed inter-personale ad avere cieca fiducia nella propria coscienza. In un altro testo egli afferma che l’uomo “corrotto dall’inganno della finalità e dell’autocoscienza, ha perso la grazia, la naturalezza che animali ancora possiedono.” Egli prosegue: ”Perché si possa conseguire la grazia le ragioni del cuore si devono integrare con le ragioni della ragione. E l’arte è una delle principali forme della ricerca della grazia da parte dell’uomo.”
Il libro “Camminare sulle uova” di Mariapaola Parma è una splendida testimonianza di questa ricerca applicata alla clinica degli abusi infantili.
Affronta i traumi e gli abusi inizialmente sul piano teorico, con una completezza ed una competenza rare. Li descrive a livello neuropsicologico, a livello sintomatologico soggettivo e corporeo. A livello relazionale descrive i pattern più frequenti incontrati sia con le vittime che con i maltrattanti/abusanti. E’ un lungo, dettagliato, necessario percorso di avvicinamento. Poi arriva l’incontro. E qui l’autrice descrive con grande umiltà, coraggio e onestà la drammaticità dell’incontro con le persone abusate. Persone spaventate, dissociate, arrabbiate, confuse, fantasmi provenienti da altri tempi ed altre età. Persone che spaventano, confondono, si dissociano e dissociano chi si avvicina. Persone con cui si avverte la tremenda responsabilità di poter ancora ferire e far soffrire chi ha già tanto sofferto.
Ma Mariapaola Parma non scappa nelle tecniche, non si nasconde. Scava dentro di sé e trova il coraggio di fare la sua proposta. Una proposta di dare voce, mani, corpo, forme e colori a chi si è dovuto cancellare per sopravvivere alla cancellazione. Una proposta gentile, delicata, di art-therapy. In cui la necessità, l’urgenza riparativa incontra la delicatezza dell’arte, la capacità di far parlare gli inconsci che, senza alcun vincolo di utilità e di giudizio, dispiega la sua capacità di paziente, silenziosa accoglienza.
Il tutto non da soli. Superando faticosamente la vergogna che imprigiona nella solitudine, ci si incontra, noi, i feriti, gli abusati, le vittime. E in gruppo si disegna, si colora, se si vuole, si parla, si ascolta, si condivide.
Perché è la condivisione la vera cura. Condivisione che emerge come “il chiaro del bosco” di Maria Zambrano:
“Non bisogna cercarlo. Non bisogna cercare. E’ la lezione immediata dei chiari del bosco: non bisogna andare a cercarli, e nemmeno a cercare nulla da loro. Nulla di determinato, di prefigurato, di risaputo. (…) E se non si cerca nulla l’offerta sarà imprevedibile, illimitata.”
La grazia dell’Arte, Insieme."
Giovanni Di Cesare
Psicologo, Psicoterapeuta, Didatta del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale (sede Iefcos di Roma)